Parto con un mea culpa. Ho letto questo articolo sul Guardian dal simpatico titolo “Money talks even in the internship slave trade” ed ho pensato al post di una settimana fa che raccoglieva, se non erro, link di stage non pagati.
Facciamo un po’ di chiarezza. L’analisi di Nick Cohen colpisce nel segno: la cosiddetta “esperienza lavorativa” è ormai un must per i giovani laureati, altrimenti il curriculum nemmeno si ferma sul tavolo del potenziale datore di lavoro. Ovvio allora che i graduates britannici così come i nostri studenti accettano lo stage non pagato, nella speranza che rappresenti la chiave d’ingresso nel mondo del lavoro. Peccato poi che c’è chi costruisce business redditizi come quelli citati dall’articolo sulle spalle dei giovani, e delle famiglie che li mantengono. Con evidenti effetti discriminatori: chi proviene da famiglie abbienti può permettersi di pagare per uno stage non retribuito in Inghilterra o negli USA, gli altri vanno a bussare alle porte delle aziende locali.
Per inciso, non demonizziamo questi signori che hanno creato le compagnie citate da Cohen. Dopotutto hanno solo individuato un bisogno reale – trovare uno stage per i laureati, trovare uno stagista per le aziende – ed hanno cercato di trarne un profitto, da bravi inglesi figli del capitalismo. Sono i legislatori ed i governi che avrebbero dovuto porre dei paletti per evitare questi abusi; i sindacati che avrebbero dovuto tutelare i giovani laureati; le università che avrebbero dovuto assicurare un tirocinio ad ogni studente. E magari un po’ di coordinamento a livello europeo non avrebbe guastato.
Chiusa la parentesi, che fare? Mettere gli stage non pagati tra i links? Ho deciso di metterli comunque. Il mio ragionamento è semplice: ora come ora è impossibile aggirare l’ostacolo dello stage non retribuito. Meglio allora ottenere questa esperienza lavorativa così richiesta mentre si è studente e magari cercare di usufruire di borse e finanziamenti vari disponibili solo per gli studenti (l’Erasmus Placement sembra stia iniziando a decollare). Per farlo, occorre un minimo di informazione per far conoscere le varie offerte di stage e tirocini.
Conclusione: la valigia dei sogni continuerà così com’è.